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Download della Piazza Di seguito sono elencati alcuni file da scaricare relativi alla Piazza di TOL, per vedere l'elenco completo vai nella sezione dedicata.
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Uninvited 23 Aprile, bellissimo pezzo in memoria delle vittime dei bombardamenti della seconda guerra mondiale by Fulvio. [Scarica]
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Persiane sul Marciapiede, l'opera che raccoglie la saga di Fulvio e delle sue persiane, pronto per la stampa in formato PDF. [Scarica]
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Libro della Piazza 2004, tutti i messaggi inseriti in Piazza nel 2004 pronti per la stampa in formato PDF. [Scarica]
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Libro della Piazza 2003, tutti i messaggi inseriti in Piazza nel 2003 pronti per la stampa in formato PDF. [Scarica]
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Libro della Piazza 2002, tutti i messaggi inseriti in Piazza nel 2002 pronti per la stampa in formato PDF. [Scarica]
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Libro della Piazza 2001, tutti i messaggi inseriti in Piazza nel suo primo anno di vita pronti per la stampa. [Scarica]
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Ultimi arrivi in Piazza Questi sono i nominativi, con relativo Nick, degli ultimi iscritti nella Piazza di TOL.
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Il Dizionario Terranerese Il Dizionario Terranerese-Italiano è consultabile e raggiungibile dal menu dinamico. Inoltre è possibile segnalare nuovi vocaboli e collaborare alla sua realizzazione.
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kalamity [Annapaola Giusti] [30.12.2010 11:16] Hai ragione Brdp...Soru è stato un grande e lo rimarrà per sempre.. per tanti versi un precursore...ma aimè...anche i Sardi non sono pronti, o mai lo saranno, non lo hanno capito e per questo, a lui, hanno scelto il portaborse di Berlusconi!! Che schifo....
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sbrvlizz [Fulvio Giuliani] [30.12.2010 01:59] Bene, seppur banale una considerazione a riguardo è necessaria a margine di una mera e asettica comunicazione di servizio. Cerchiamo di ricordare quello che abbiamo trovato, conservare quello che è un bene oggettivo e condiviso dai più. Non ci servono pinete artificiali. Siamo abituati a camminare tra i faggi. Allora il giorno 1 gennaio nella seconda parte del pomeriggio, verso le 17,30 -18,00, ci ritroviamo nuovamente per aggiornare chi non c'era nell'ultimo incontro, di cosa abbiamo intenzione di fare. Ho fatto la richiesta ufficiale al comune di Rocca di Mezzo di poter utilizzare saltuariamente, per queste riunioni, la stanza sopra l'ambulatorio. Altrimenti torniamo in biblioteca a Rocca di Mezzo. Buona giornata
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brdp [Gianluca Giusti] [29.12.2010 10:53] «Vorremmo che ci fossero pezzi del territorio vergine che ci sopravvivano. Vorremmoche fosse mantenuta la diversità, perché è un valore. Vorremmo che tutto quello che è proprio della nostra Isola, tutto quello che costituisce la sua identità sia conservato. La "valorizzazione" non ci interessa affatto. Il primo principio è: non tocchiamo nulla di ciò che è venuto bene. Poi ripuliamo e correggiamo quello che non va bene. Rendiamoci conto degli effetti degli interventi sbagliati: abbiamo costruito nuovi villaggi e abbiamo svuotato i paesi che c'erano; abbiamo costruito villaggi fantasmi, e abbiamo resi fantasmi i villaggi vivi» Renato Soru Se non ci fosse la parola "isola" sembrerebbe scritto da un amministratore illuminato abruzzese... invece bisognerà aspettare ancora.
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sbrvlizz [Fulvio Giuliani] [27.12.2010 10:57] http://www.youtube.com/watch?v=GkHNNPM7pJA
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Berardino Giusti [Berardino Giusti] [26.12.2010 23:21] Colgo l'occasione per inviare a tutta la piazza tanti auguri per un feice Anno Nuovo. A presto Dino
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mafalda [Carlo Pelliccione] [24.12.2010 18:28] caro brdp non eravate certo i ragazzini allievi del Cantoni forestale a poter/dover capitalizzare le energie spese da fabio in quegli anni. soprattutto perchè i ragazzetti non sanno cosa significhi "capitalizzare" e questo la direbbe lunga sulle potenzialità rivoluzionarie dei bambini .... ;-) i bambini fanno già il loro mestiere ad esserci. loro ci sono, sempre, e ancora di più ci sono quando l'adulto/allenatore/organizzatore si "spende" per loro. il basket di questi anni insegna. sono gli adulti che mancano, e soprattutto gli adulti con la "coccia". il fatto è che agli adulti non frega niente dei bambini, etiam del futuro di un territorio. perchè un territorio senza gli abitanti di domani non è vivo ma, tutt'al più e se gli va bene, un museo. cioè roba morta. *********** Su segnalazione dell’amico sandro che da Boston è sempre attento alle vicende di TOL vi segnalo, a proposito delle chiacchiere ultime fatte, questo link: http://it.wikipedia.org/wiki/Rocca_di_Mezzo Niente di speciale, ma proprio per questo interessante. Alla fine della pagina vi è l’andamento demografico del comune negli ultimi 100 anni. Il grafico è da mettere in relazione con la definizione che wikipedia dà dello sviluppo turistico fin dagli anni 60 di questo territorio (e dunque con la qualità della vita. Ma se il turismo alza la qualità della vita, com’è che la popolazione locale è diminuita precipitosamente proprio dagli anni 60 in poi??????) con la triste ma tragicamente realistica situazione dell’aquila post sisma, con la storia del contado e dei suoi castelli, con il ruolo che i castelli aquilani hanno avuto nella storia passata e con quella che dovrebbero/potrebbero avere -forse- in quella futura. Sono volutamente confusionario per non direzionare eccessivamente le riflessioni. Ognuno tragga le proprie. cmq buon natale a chi è rimasto a chi c'è tornato, a chi c'è col cuore che diversamente non può, e pure a chi non gli frega niente di tutto st'ambaradancicìcocò.
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sbrvlizz [Fulvio Giuliani] [24.12.2010 03:18] ho soggezione a scrivere una comunicazione di servizio dopo Ciccio. le storie efficaci sono fatte dal tentativo di racconatrele emozioni che sono la cosa che tutti condividiamo racconatare la paura di Caracas o la paura di Bergamo presenta la stessa difficoltà e riguarda tutti se si riesce a raccontare la paura! racconatare Caracas o Bergamo interessa quelli di Caracas e quelli di Bergamo e basta grazie per il regalo di Natale, Ciccio in altra forma ma comunque presente. SERVIZIO PRO LOCO Ho ritirato gli atti dal notaio. Volevo confermare la riunione prevista per il 27 pomeriggio. Potremo riunirci presso la biblioteca di Rocca Di Mezzo verso le quattro del pomeriggio. Spargete la voce a tutti quelli che conoscete. Fatevi un Buon Natele Ma veramente buono
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ciccio [Andrea Argentieri] [24.12.2010 01:57] ...e beccatevi questo CANE VEGETARIANO Era una mattina fredda, partorita da una notte sofferta in un silenzioso intimo assedio. Mi ridestai sulla panchina della piazzetta vicina alle scalette. La spalla e l’anca sul fianco destro sembravano quasi saldate alle sinuosità inospitali di quel giaciglio, tanto erano intorpidite. Una mano era incastrata tra le gambe accavallate per conservare un po’ di calore, l’altra teneva una peruccia con i segni di due morsi. Non ricordo con precisione la sequenza degli eventi che mi trascinarono lì, la mia memoria si è impigrita col ripetersi ridondante delle stesse abitudini, nei tanti giorni accatastati come giornali da bruciare. Proverò comunque a dare un certa logica al racconto, ordinando le immagini che, per colpa del pudore attuale e del dragani di allora, fanno ancora fatica a riaffiorare. Ero in compagnia del mio compagno d’avventure davanti ad un immenso portone, la luce fioca delle lanterne non permetteva di capirne il colore. Saliva in alto oltre il doppio della nostra altezza e poi lo sguardo proseguiva su un muro, penso di colore giallo, trafitto dai cavi di una finta modernità. Al mio fianco destro ed al suo sinistro si allontanavano le vuote strade che ci avevano condotto lì. Forse esistono punti precisi definiti dallo spazio e dal tempo che si raggiungono inconsapevolmente e inesorabilmente, seguendo le tracce del destino che per presunzione definiamo intuizioni. Oppure quando bevi troppo capiti semplicemente da qualche parte credendo di sapere perché. Comunque sia ci ritrovammo davanti a quelle porte, pesanti e serrate come lo sguardo di dio. Io per raccogliere anche solo un profumo che appartenesse al mistero, lui per misurare la sua potenza scagliando la rabbia contro l’ignoto. Cercò la chiave d’accesso a quel mondo spingendo e picchiando. I primi tre colpi forti dati con la mano aperta svelarono la nostra presenza, i tre successivi col pugno chiuso, meno rumorosi ma più violenti, rivelarono le nostre intenzioni. Niente, a parte l’eco delle nostre presenze. A quel punto indietreggiai, per cercare con lo sguardo un passaggio alternativo, spostai la mia attenzione lungo il profilo della parete che si allontanava verso l’invito della strada e, improvvisamente, udii un tremore frenetico che mi gelò l’attimo. Mi voltai e vidi scrollare quelle scure palpebre con spaventosa forza, non so se sprigionata con violenza perché chi ha poco potere è sempre costretto ad eccedere, o se quella indelicatezza è la virtù che normalmente guida il gesto, di chi impara l’educazione col rispetto e non viceversa. Cedettero infine e si apri il buio! L’oscurità avvolgeva tutto. Non sentivo soffiare il vento, forse per questo l’intermittenza della luce, nelle sue sfumature di giallo e cremisi, il tintinnare dei lampioni e del fil di ferro appeso ai muri, non mi misero apprensione. Anzi! Quell’elementare e puro gioco di sfumature sonore e visive alle nostre spalle, generarono un’ inspiegabile suggestione natalizia. Natale! Festa complicata, la sera di un giorno lungo un anno. L’appuntamento dove ognuno porta il suo animo a riempirsi di ogni genere di affetto. L’altalena che permette di restare sospesi sul vuoto senza bisogno del cielo. Il giorno in cui, lanciando lo sguardo nella penombra, si vede tutto e improvvisamente manca quello di cui normalmente si riesce a fare a meno, ritrovandolo imponente nella sua assoluta perfezione. Il giorno in cui il tempo tace e si ascolta tutto il resto, in cui il destino è quello che è e la pelle è come un velluto che scalda persino in chiesa. E’ il giorno in cui capisci perché tutti gli altri giorni ti illudi che, per trovare quello che cerchi, basta saper aspettare. Fianco a fianco procedemmo io sulla destra lui sulla sinistra, piano piano sentimmo che i nostri respiri risuonavano nell’eco di una melodia cauta e incalzante. Anche qualche bagliore di riflesso cominciava a tradire un luogo chiuso, sebbene ancora sconosciuto. Via via che ci si immergeva tra le maglie di quella strana atmosfera si intravedevano, come sospesi nel buio, ai nostri rispettivi fianchi scoperti, due file di inginocchiatoi. Non si scorgeva né il primo né l’ultimo. Ci saremmo aspettati a quel punto un aroma di incenso sospeso nell’aria, invece si sentiva solamente un freddo e umido vapore appiccicato alle narici. La nostra curiosità ci spinse ad affrettarci, il mio piede destro ed il suo sinistro, uscendo dal morbido sostegno che stava accompagnando le nostre suole, produssero l’acuto richiamo alla compostezza, tipico di un antico letto di pietra percosso da talloni maldestri. Alleggerimmo il passo e, allontanandoci l’uno dall’altro, ci avvicinammo ognuno al suo segreto. In pochi passi il silenzio svelò la distanza tra noi, ma il contatto visivo impedì una vera e propria separazione. La sensazione era molto strana, assaporammo in quell’istante il senso di solitudine indispensabile per appropriarsi di una idea. Eravamo in quel momento come i due capi di una corda che più si allontanano più stringono il nodo che li unisce. Seduti con lo sguardo fisso in avanti c’erano tre presenze per ogni inginocchiatoio. La compostezza donava ordine all’eterogeneità di quelle presenze. Mi avvicinai e riconobbi i volti invecchiati di tre compagni di scuola: Ju Boccio, Topozzo e Cimento. Quando fui al loro fianco sorrisi credendo che la mia presenza avrebbe attirato la loro attenzione, ma non suscitai reazioni di alcun genere, lasciai andare un semplice “oh” che a L’Aquila è un approccio relazionale comprendente diversi modelli base (come stai-quanto tempo-dov’eri finito-‘nugolo che panza sci misso ecc ecc), basta dare un inflessione dura per gli alterchi e morbida per i convenevoli. Il primo a rispondermi senza guardarmi fu Alessandro di Pettino: ”stiamo guarendo dalla febbre della paura”, prosegui l’uomo di S.Giacomo: “stiamo imparando la pace rinunciando al sacrificio” , concluse quindi l’ultimo, come avrete certamente intuito, di Cagnano: “stiamo dimenticando le parole che non sono necessarie”. Caro lettore, quasi certamente non condividiamo tali conoscenze, quindi è difficile descriverti la prima stranezza, cioè la voce vellutata dei protagonisti. Ti parlerò allora della seconda stranezza il significato di quel discorso. Cercare senso in quelle parole (per colpa certo del mio particolare stato percettivo) era come individuare gli aromi del sottobosco in una degustazione di vini all’Antony pub, dopo un paio di giri di passatella con il rosso della casa. Perplesso saltai un paio di file. Voltandomi a sinistra vidi il mio amico stranito, ma in fondo divertito, da quella che credo sia stata più o meno la stessa esperienza. Procedendo arrivai accanto a tre donne sconosciute. Erano bellissime in tutto ciò che un viso può comunicare. Strano è che le rivelazioni più tragiche siano annunciate con tanta dolcezza. Ingenuamente chiesi:” che posto è questo?”. Interpretare le risposte ancora mi angoscia. Ecco ciò che mi dissero:”è la terra dove nasce il coraggio, lasciata per sempre a maggese......è il canale di scolo dove scivola la gloria delle battaglie.......è il letto attorno al quale si smorza la potenza di ogni confessione, pentimento o maledizione......” Senza neanche voltarmi sapevo che il viso del mio amico, a questo punto, si era quasi certamente seccato in una espressione di delusione e risentimento. Per me invece scelsi di rischiare un’altra speranza. Passai con lo sguardo tutta la sequenza di postazioni che mi era concesso vedere ed arrivai ai primi della fila, dove sembravano esserci i più vicini a ciò che anche se era lì davanti, rimaneva comunque impercettibile. Seduti uno vicino all’altro c’erano tre persone che riconobbi immediatamente da dietro. Sapevo che non si sarebbero voltati ed allora rimasi fermo intimidito, abbastanza vicino per conversare, ma in direzione tale da non incrociare i loro sguardi e domandai: “vorrei capire, ma non riesco, perché?” Per risposta ottenni quanto segue:”....perché qui le scoperte non sono risposte......perché i sogni sono quello che hai già capito......perché affidi la tua storia allo scorrere del tempo..... A quel punto mi sentii più confuso che curioso e rimasi in silenzio, l’ignoranza è un frutto tanto acerbo che quando viene morso impedisce di schiudere la bocca. La mia attenzione si rivolse allora esclusivamente ad indagare il bagliore che dava luce a quei visi. Mi sentii di nuovo avvolto dalla sensazione rassicurante e familiare di un vociare allegro e uno sferraglio di stoviglie poco affilate, con il calore tipico di un camino che preme il viso, mentre una carezza gelida accarezza le spalle. Comincia a raccontare, a chi credevo potesse ascoltarmi, della incapacità di dimenticare di dover morire, accorgendomi di aver irrimediabilmente tradito me stesso. Mi voltai verso il mio amico per cercare il più grande, unico e, come scoprii subito dopo, inutile conforto lì dentro. Ero intenzionato a riunirmi a lui come all’inizio del viaggio, ma non fu possibile perché, in preda alla disperazione, stava scrollando il muro avanti a noi, con il viso paonazzo e contratto, appeso a due enormi chiodi l’uno perpendicolare all’altro. Mi sentii ondeggiare insieme a tutto ciò che mi circondava al ritmo del suo agitarsi. Intorno sembrava una nave in balia della tempesta e quelle presenze rematori con i ceppi legati alle estremità sonanti come monete in una tasca. Ero tramortito, ma non ancora distratto, finché la confusione non raggiunse lo stomaco..... ..... Ogni risveglio comincia con la rinuncia a quello che non sappiamo trattenere, sia esso legato al processo onirico o a quello metabolico, solitamente siamo addestrati a non considerare ciò una perdita di contenuti, piuttosto uno sgombro necessario per la ripresa di una ampia e lucida visuale. Ci sono volte però che questo, per capriccio o per testardaggine, non si accetta e si rimane a rovistare freneticamente nella coscienza, bisogna allora rimanere pazienti e concentrati a separare con meticolosa perizia la notte dal giorno, come fossero un cane e un gatto che tentano di accoppiarsi. Si deve seguire il corridoio di fango tra la sabbia rovente dell’estate e la fredda neve dell’inverno. Il turbamento che sentii in quei frangenti credo fosse dovuto proprio al cambio di velocità a cui la luce del giorno obbliga i pensieri. La luce dell’alba costringe a sprecare e nascondere la generosità, a leccare solo il proprio sangue, a festeggiare ogni plenilunio d’agosto, a cercare invano di riconoscere la propria immagine riflessa, a seppellire la chiave di ogni insuccesso, a strisciare con le narici su ogni tappeto di terra ancora all’ombra, a diffidare dei compagni di gioco e fa sembrare selvaggi quando si mangia al buio. Mentre ero intento a separare Natale da ferragosto, come si fa con le pagine di un libro, con le storie dai loro protagonisti e con i ricordi dall’immaginazione, ricominciai a masticare il mio frutto. La sua anima e la sua buccia avevano la stessa consistenza, si distinguevano solo per la ruvidezza di quest’ultima che la faceva sembrare disseppellita dal fango, invece che colta su un ramo. Strappando via ogni boccone con sfrenata ferocia iniziai a sentirmi sospeso in una sorta di levitazione ascetica, illudendomi di aver conquistato il potere di astrarmi dalla suggestione degli istinti. L’euforia immotivata passa in fretta e così si spoglia ogni risata del suo tonante potere e ogni nuova certezza del suo valore rivelatorio, mi ritrovai quindi, dopo non molto, un leggero sorriso imbarazzato sulle labbra, sentendomi, non più forte come un animale domato da un’anima, ma ingannato come un cane vegetariano. Vidi mio padre sull’arco di curva verso casa di ritorno dalla cisterna, nel punto in cui dal vicolo si scopre la piazzetta. Cercai di raccontargli attraverso uno sguardo sofferto ma sereno, il sapore di una faticosa conquista interiore, regalandogliela pura, libera dai limiti delle parole. Come ogni buon figlio sapevo che per la soddisfazione avrei dovuto aspettare un altro momento, infatti per niente stupito dal mio travaglio notturno e assolutamente disinteressato al raccolto emotivo recatogli in dono, facendo scivolare la sua risposta dallo sguardo alla bocca, con tono affettuosamente e terraneresemente disgustato disse: “si bevut!?!”
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ciccio [Andrea Argentieri] [24.12.2010 01:56] Quest'anno non potrò tornare per Natale, ma sento comunque forte la presenza di tutte le persone a cui voglio bene. Lo spirito di questa festa è lo stato d'animo che alimenta e il mio è assolutamente gioioso Serenamente, quindi, auguro un buon Natale a tutti.
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dicleg [Giovanni Di Clemente] [22.12.2010 19:27] A proposito dell'attività sportiva alla Rocca, non sapevo del forestale di Bormio... ero a conoscenza di alcuni adulti della Rocca che si davano da fare (al tempo dei tempi) per organizzare le gare e gli allenamenti (Marinopiccoli...) ... Ora?
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dicleg [Giovanni Di Clemente] [22.12.2010 19:20] L'abbraccio valeva anche per te, Anna! Come gli auguri... Carlo... parlavi di tante associazioni alla Rocca... Io conoscevo due associazioni a Terranera (e ne sono uscite tre), ero a conoscenza dell'esistenza di tre o quattro associazioni a Rocca di Mezzo ( e tu me me tiri fuori una "caterva" )... Ma quante e quali associazioni esistono sul territorio comunale? e quante e quali sull'altopiano? Quali sono? e quali sono i loro programmi? Come poterci allacciare con essi (se compatibili e/o integrabili con i nostri programmi)...
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Anna [Anna Maria Santilli] [21.12.2010 10:30] Caro Giovanni: felice di leggerti! Sabato sera non sentivi che ti fischiavano le orecchie? Non era otite...parlavamo di te con Valeria ( la ziotta). Giovannino, non capisco nulla poichè non sono autoctona e straniera. Non ho memoria di tutta la storia di Terranera, in relatà ho passata lì una vacanza estiva nel lontanissimo ( storico) 1971 e ci sono tornata nel 2004 per quache giorno. Ma quando Carlo scrive, immediato, spontaneo, creativo io mi diverto moltissimo! E' un pò come sentirlo parlare: merce rara , oggidì, una tale capacità di evocare, con immediatezza e con proprietà, attraverso le sole parole scritte, accadimenti, luoghi, situazioni. Travolgente e appassionato. E' unico! Un tornado di parole che hanno la capacità di farmi vedere, sentire...e molto altro.Un comunicatore nato: del resto è un artista, matto come un cavallo, ma così spontaneo che, se non facesse il musicista e il saltimbanco, potrebbe mettersi a scrivere...fategli la proposta! Vedi mai che ne esce anche una cosa bella. Un Violone suona e racconta.... Tanti baci e i miei auguri sinceri. Salute e allegria.....il resto è, davvero, superfluo.
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dicleg [Giovanni Di Clemente] [21.12.2010 01:17] Ciao, Anna! com'è?... Non hai capito niente e ti sei solo divertita?... ma se Carlo ha detto tutto e non ha detto niente... In quel niente c'era tutto, tutto quello che avrei voluto dire stando lontano dalla Rocca e da Terranera... tutte le sensazioni che ho sempre avuto senza mai tirarle fuori... Ma non credo di essere il solo ad avere avuto quelle sensazioni nei tempi passati... Ricordo quando alla Rocca c'erano i campionati dal trampolino... e si cimentavano (o cominciavano a farlo) anche ragazzi di Rocca di Mezzo... Ricordo quando c'erano gare di fondo, e partecipavano ragazzi della Rocca... Poi la neve si è diradata... i trampolini (quello piccolo e quello grande, al Lago) furono abbandonati... Ma ricordo ancora quando, da ragazzo, sono andato con gli sci sulle spalle (perché alla Rocca non c'era più neve) fino a Pezza, per sciare un pò... Bellissimo, sciare nella solitudine di quel pianoro... Erano alcuni giorni che non mi affacciavo in piazza! E' stato bello ritrovare tutte queste parole, tutti questi pensieri, Carlo... E' stato bello vederti tirar fuori questi tuoi pensieri, questi nostri pensieri... vero, ragazzi?... vero che non sono soltanto pensieri di Carlo, ma pensieri di tutti noi? Sono pensieri che in qualche momento, ove più, ove meno, sono passati nella mente di tutti noi!!! Ma sono sicuro che qualcuno, tra quelli che stanno leggendo, ha qualche altro ricordo che vuole farci condividere... qualche altra ipotesi da prospettarci... sicuramente condivisibile, sempre da discutere... Dai, ragazzi, non fatevi aspettare... seguite l'esempio di Carlo... Intanto, BUONE FESTE a tutti e un abbraccio forte, con amicizia sincera da Gianni...
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brdp [Gianluca Giusti] [20.12.2010 17:17] Si chiama Fabio Cantoni, veniva da Bormio, ci ha insegnato più lui in 5 anni con i fatti che tutti i "naturali" degli ultimi 50 anni. Poi si è stancato, prima o poi capita a tutti, e giustamente si è trovato un posto in cui i risultati vengono apprezzati e magari valorizzati. Per quanto ci riguarda eravamo troppo piccoli e non contavamo assolutamente nulla nella comunità per far in modo che il suo e il nostro lavoro non finisse alle ortiche nel giro di pochi giorni. Auguri a tutti! Brdp
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Anna [Anna Maria Santilli] [20.12.2010 11:06] Giusto perchè Brdp e Ziotta sabato stavano a casa mia ( tra infanti urlanti, cugine in ansia, bolliti misti e salse d'accompagno nel solito casino surreale dio ogni sabato sera) e abbiamo parlato di Tol e della sua valenza....stamattina mi sono letta religiosamente tutta Mafalda. Cercando di mettermi nei panni della "Turista/ foresta- in genovese...straniera-. Non ho capito una mazza, ma mi sono di molto divertita. Mitico Mafalda..... "Mo’ però basta. Ho detto tutto e non ho detto niente. Ma è quello che volevo: dire tutto e niente allo stesso momento." Sei tu l'attrazione turistica di Terranera...... Ti mando un abbraccio tramite cugini web master che saranno lì a Natale. E già che ci sono...Auguri a Tutti!
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mafalda [Carlo Pelliccione] [20.12.2010 00:42] Il punto è che le iniziative per lo sviluppo di un territorio è necessario che partino dalla storia di quel territorio, dalle sue caratteristiche, dalla sua vocazione, e da questo creare ricchezza per i suoi abitanti. E la ricchezza, si sa, non è solo quella dei soldi, non necessariamente almeno. È questo che si intende per qualità della vita. Il turismo è una fonte di ricchezza ovviamente. Ma è sbagliato pensare che il turista sia la ricchezza dei residenti e puntare tutto lo sviluppo di quel territorio blandendo il turista. La ricchezza è per esempio anche il risparmio. Una delle voci di spesa maggiori per le popolazioni residenti dell’altipiano è quella per “scallasse”. Progettare un sistema di risparmio energetico concreto, non l’assegno della legna o lo sconto sul gasolio che costa di meno se non ti fai fare la fattura, è un modo per rendere più ricche le popolazioni di questi luoghi, e magari far riflettere il turista, o i cittadini di avezzano o l’aquila o roma, che vivere sull’altipiano è più conveniente, oltre a godere del paesaggio e dei ritmi della montagna. Al contrario costruire un centro commerciale alla rocca significa scimmiottare la città senza poter raggiungere mai i suoi standard. Insomma significa fare finta. E tradire la vocazione di un territorio che è rurale per nascita. Discorsi simili possono essere fatti per il riciclaggio della spazzatura, per le energie alternative, ma anche per scegliere se investire sul turista motociclista che si ferma al ristorante una domenica di settembre o su quello camperista che si ferma tre giorni, al ristorante magari non ci va, ma fa la spesa al supermercato. Mo’ però basta. Ho detto tutto e non ho detto niente. Ma è quello che volevo: dire tutto e niente allo stesso momento.
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mafalda [Carlo Pelliccione] [19.12.2010 23:42] Vogliamo parlare dello sci da fondo??? Pezza è uno stadio di fondo naturale che ci è invidiato non da tutto il centro sud, ma da tutt’italia. Quando ero piccolo, c’era un tipo, un forestale, friuliano credo, che in questo momento non ricordo come si chiamasse …. Mbè insomma questo ragazzone avendo parecchio tempo libero (mbè … si sa che i farestali non è che siano minatori …) prese i ragazzetti della Rocca, e le ragazzette ovviamente, comprese quelle di terranera (vero Lorenza?), e ne fece una squadra, una squadra che arrivò a competere per i campionati italiani, una squadra temuta e rispettata a livello nazionale. Poi il ragazzone se ne tornò al suo paese e …… i ragazzetti abbandonarono il fondo, piano piano ma inesorabilmente. E sullo stadio da fondo a pezza sono anni che si fa finta di volerlo fare, ma …. Scherzano! Scherzano così seriamente che hanno costruito un complesso residenziale (oh, quando si tratta di costruì, chissà come mai, alla rocca non scherzano mai….) ovviamente appaltato a imprese non territoriali, ma …… sono anni che il servizio di battimento delle piste non è garantito se non dalla volontà di volenterosi. Poi si fa la pista ciclabile, che è un progetto che io ritengo fondamentale per il tipo di turismo estivo che c‘è sull’altipiano, ma certo era troppo pensare di convertirla in estate ad una pista da fondo artificiale che consentisse di ripristinare la mitica “marcia delle rocche” senza paura che non bastasse la neve. Troppo costoso?? Meno della galleria di forca miccia e della super funivia su monterotondo. Molto meno ….. Ma non è questione di soldi. Ma di coccia!
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mafalda [Carlo Pelliccione] [19.12.2010 22:54] A proposito di palaghiaccio: Domani, come ogni settimana, vado a pescara, dove, a piazza salotto, hanno istallato un campo di ghiaccio per il pattinaggio, così …. per rendere più natalizia una città di mare. Non è che pescara abbia temperature polari, nonostante io soffra più l’umidità a 5 gradi che il secco a -10 da noi. Però a pescara fanno pattinaggio su ghiaccio a Natale mentre da noi …. Noi abbiamo costruito un palaghiaccio un po’ di anni fa, che siccome è stato costruito male è stato convertito in palestra. (?????….) Etiam i ragazzi della rocca hanno conosciuto il basket, sport formativo assolutamente. Io c’ho giocato 5 o 6 anni. Niente da dire. Ma, pensate un po’ …. Cortina ha una squadra di basket o di hokey su ghiaccio? Un territorio ha un suo sviluppo che è importante non deludere. Anche in queste cose. Forse a cominciare da queste cose. Parole al vento, senza importanza. ......... O no? ;-)
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dicleg [Giovanni Di Clemente] [19.12.2010 17:51] Carlo, ti ringrazio per aver messo in piazza questi tuoi pensieri! In effetti li condivido in pieno! Non mi era capitato di tirarli fuori, nè di ragionarci appieno, però esprimono appieno quelle che erano le mie sensazioni quando ci pensavo oppure ne sentivo parlare (vedi Forcamiccia). Un esempio pratico di quanto tu dici potrebbe essere la realizzazione del Palaghiaccio! Servizio per la comunità, utile per incentivare i turisti... Oppure la linea interrata a fibre ottiche che, allargando la possibilità di connessione Web dell'Altipiano, allargherà il mondo dei residenti... Altre ipotesi si possono prospettare, attuali o da attuare... ad altri la parola...
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mafalda [Carlo Pelliccione] [19.12.2010 10:52] Aspettando la prossima assemblea della neo proloco di terranera che dovrebbe tenersi tra il 27 e il 30 dicembre volevo condividere con la piazza certe riflessioni. -Premesso che il primo atto cui dovrà mettere mano l’assemblea è quello della elezione/ratifica del direttivo che, per esigenze notarili, è stato necessariamente e in fretta nominato la sera del 6 dicembre nello studio della “notara”, -premesso che la priorità assoluta che assorbirà le energie della proloco sarà quella di determinare tempi, luoghi, energie finanziarie e soluzioni amministrative per dare una sede alla proloco stessa -premesso altresì che parallelamente sarà bene avere un programma di massima se non delle attività almeno delle intenzioni programmatiche della proloco per l’anno 2011, perché la voglia di fare è giusto che non aspetti né strutture adeguate né finanziamenti certi, che saranno eventualmente disponibili solo nel 2012 …. dico la mia: -composizione direttivo: Fatto salve le figure del presidente e del suo vice che normalmente nelle proloco hanno la funzione di determinare le linee operative della stessa, accollandosene non solo le responsabilità ma soprattutto gli oneri in termini di impegno di tempo, credo che sarebbe buona cosa, proprio per quell’idea di larga partecipazione che fin dall’inizio è stata continuamente ribadita, di accogliere all’interno del direttivo in qualità di consiglieri, i presidenti, o loro rappresentanti, delle associazioni che a vario titolo sono presenti nel paese. A terranera infatti esistono ben tre -il borgo, l’edificio e terre di mezzo- delle oltre 20 associazioni residenti nel territorio comunale, le quali hanno svolto in questi anni attività culturali riempiendo, ognuno nel proprio ambito e con i propri mezzi, il buco dell’assenza di una proloco. A me, che sono tra l’altro il rappresentante di una di queste associazioni, sembra utile la presenza nel direttivo di figure che vengono da queste realtà associative, che possano portare nella proloco l’esperienza maturata in questi anni e le proprie necessità di programmazione annuale, di modo che la proloco si configuri come una realtà di coordinamento tra tutte le esigenze della frazione, sia che vengano da persone fisiche che giuridiche. Si potrà pure prevedere in sede di regolamento interno che i rappresentanti delle associazioni presenti nel direttivo non abbiano diritto al voto, ma queste sono questioni tecniche che possono essere affrontate e discusse in seguito. Credo che un’operazione del genere sia un passo importante verso una partecipazione allargata, un coordinamento serio delle attività, e una tutela delle realtà locali preesistenti, come da statuto della proloco stessa. -linee programmatiche: non sono qui a condividere progetti in particolare che pure, come penso parecchi di voi, ho nel cassetto. Questo avrò piacere di farlo in sede assembleare insieme alle proposte di voi tutti. In questa piazza invece vi invito a riflettere su quali debbano essere le motivazioni che debbano ispirare questi progetti. C’è una mentalità consolidata, e a mio parere sbagliata, sull’altipiano delle rocche che ha ispirato 40 anni di promozione culturale di questo territorio. La mentalità si può riassumere in questa equazione: Progettare per il turista = benefici per la comunità residente. In realtà l’uguaglianza è tutt’altro che immediata e necessita per arrivare a compimento di 2 o 3 passaggi che non hanno garanzie di realizzazione. Faccio un esempio: Uno dei progetti più o meno fantasiosi del comune di rocca di mezzo è quello di una funivia che colleghi il paese con monterotondo. L’obiettivo, credo, è quello di aumentare la residenza di sciatori nel paese, e quindi di creare condizioni favorevoli alla nascita di servizi e attività che soddisfino una quantità di turisti maggiore di 2,3,10 volte rispetto a quella odierna. In fondo lo stesso concetto della galleria di forca miccia. Dunque vi invito a riflettere: In questa equazione esistono delle variabili che non è detto che si realizzino: 1) non è detto che i turisti scelgano, nonostante la funivia, di partire da rocca di mezzo, piuttosto che dalla brecciara o da campo felice. 2) non è detto che scelgano poi di rimanere a rocca di mezzo una volta finito di sciare, o di comprarvi casa. 3) non è detto che nevichi!!! 4) non è detto che i residenti abbiano la voglia, la fantasia o la capacità di sviluppare attività di indotto Per contro le cose sicure sono: 1) il progetto avrà un costo nell’ordine di milioni di euro 2) un impatto ambientale talmente duraturo che potremo anche dire sia definitivo 4) un vantaggio economico certo per le società di progettazione e realizzazione dell’impianto, società che normalmente sono non residenti e con operai non residenti (forca miccia dimostra) 5) un vantaggio per i residenti realmente irrisorio, visto che non sarà certo una funivia del genere che cambierà la vita dei residenti né dal punto di vista dell’impiego (2/4 posti dii lavoro in più?) né logistici (bus navetta, tra l’altro già sperimentati, o ampliamento dei parcheggi lato brecciara sarebbero sufficienti e meno costosi/invasivi) Per forca miccia è successo lo stesso. Evito tutte le analisi dettagliate, ma al posto della galleria avrei preferito un potenziamento dei servizi pubblici di collegamento con roma, che sarebbero stai utili a residenti e villeggianti, e se si vogliono progetti di impatto mediatico allora si poteva fare una linea ferroviaria, come ce ne sono tante nel nord. Poi se i turisti venivano bene, sennò i residenti potevano sempre godere di servizi di gran lunga migliori. La mia passione è lo sci, in tutte le sue varianti (alpino, nordico e alpinismo) e l’idea di una funivia da rocca di mezzo a monterotondo mi entusiasma come un luna park per un bambino. Anche l’impatto ambientale a livello di destabilizzazione faunistica a mio parere non regge fino al punto di fare battaglie di principio “contro”. E anche la galleria di forca miccia la utilizzerò come luna park ma non migliorerà la qualità della mia vita proporzionalmente all’investimento fatto. Il punto è: È necessario progettare delle iniziative in tutti i campi che innanzitutto alzino la qualità della vita dei residenti e al punto da generare “invidia” da parte dei turisti per incentivarli a passare più tempo su questo territorio. L’argomento è molto articolato e merita riflessioni che forse vanno pure al di là delle funzioni di una proloco. Ma proviamo a spostare questa mentalità in un campo più prossimo: Tra scegliere di concentrare tutte le risorse economiche e organizzative per manifestazioni nei periodi turistici (agosto-natale) e scegliere di razionalizzare queste risorse per creare eventi durante l’anno (giugno-luglio, ottobre, s. antonio, s. giovanni, etc etc) io voto per la seconda, ovvero una prospettiva che renda la vita dei residenti durante tutto l’anno più “culturale” o piacevole che dir si voglia, e che stimoli i non residenti o i turisti a preferire di venire a terranera pure in un week-end di giugno piuttosto che andare al mare. Ho buttato queste parole in fretta, forse troppe, forse confuse. Spero di aver dato l’idea, soprattutto dell’importanza della mentalità che credo sia necessario assumere. E spero ci sia l’occasione e il piacere di sviluppare in questo senso un confronto. A presto
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