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Download della Piazza Di seguito sono elencati alcuni file da scaricare relativi alla Piazza di TOL, per vedere l'elenco completo vai nella sezione dedicata.
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Uninvited 23 Aprile, bellissimo pezzo in memoria delle vittime dei bombardamenti della seconda guerra mondiale by Fulvio. [Scarica]
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Persiane sul Marciapiede, l'opera che raccoglie la saga di Fulvio e delle sue persiane, pronto per la stampa in formato PDF. [Scarica]
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Libro della Piazza 2004, tutti i messaggi inseriti in Piazza nel 2004 pronti per la stampa in formato PDF. [Scarica]
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Libro della Piazza 2003, tutti i messaggi inseriti in Piazza nel 2003 pronti per la stampa in formato PDF. [Scarica]
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Libro della Piazza 2002, tutti i messaggi inseriti in Piazza nel 2002 pronti per la stampa in formato PDF. [Scarica]
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Libro della Piazza 2001, tutti i messaggi inseriti in Piazza nel suo primo anno di vita pronti per la stampa. [Scarica]
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Ultimi arrivi in Piazza Questi sono i nominativi, con relativo Nick, degli ultimi iscritti nella Piazza di TOL.
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dicleg [Giovanni Di Clemente] [17.07.2010 20:13] Anna Maria Santilli... Non sò se ti conosco, non sò se mi ricordo di te... ma... cos'è: "Su Fb la Viola da Gamba scrive....TOL." ? Fai capire a nche a noi, poveri lettori delle tue belle parole... Le tue sensazioni (non conosco gli anni di riferimento) sono le mie sensazioni, sono le sensazioni di tutti quelli, fra noi, che hanno trascorso la loro fanciullezza (anche parziale) a Terranera... Per questo non credo di essere un curioso... in ogni caso un paesano, un amico. Ciao!
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Anna [Anna Maria Santilli] [17.07.2010 11:44] Su Fb la Viola da Gamba scrive....TOL. Eggià, TOL. Che dirti TOL? Grazie. Dirlo a brdp e ziotta? A devon? Fatto. Dal vivo. Per mail, infinite volte con il pensiero. Per me un pezzo di famiglia ritrovata, impensabile , nell'oggi pensare la mia vita senza di loro. Anche un cugino Luchino e sua Valentina, roba di qui, di questi ameni luoghi genovesi. Un caso che abbia aperto il suo 8MQemezzo a Rocca di Mezzo? Macccerrtoooo. Casi, casualità, entropia delle parentele. Ma intanto sta lì, allle Rocche. E qui su TOL. Sta lì e mesce vino, prepara aperitivi speciali nel posto dove ho passato la più bella estate della mia adolescenza. Pizza a metro, somari, balli in cantine, eppurmi son scordato di te, lisetta, pupazze, gavettoni, piazzetta, fienili ormonali, patatine schifose e alpini nordici, prata , partite di pallone e libertà, libertà e libertà. Piazza perduta. Credevo. E invece no, piazza ritrovata....qui TOL. Vale(ziotta). Grazie. Piazza di risate, di scazzi, distanze che si annullano, piazza di abbracci, di stupidate, di fotografie ricamate con le parole, di infiltrati, di identità divine, di magie e di teatro, piume cappelli lustrini cipria e velluti. Piazza di parole fonde e belle che restano, tornano, girano toccano i cuori di lettori sconosciuti che vengono e sempre...sorridono. Vi ringrazio tutti da quella foto in bianco e nero dei miei 14 anni perchè, poi, tanto diversa, in fondo , non mi sento. Ho aggiunto le.."cose della vita" come tutti, ma mi sono tenuta il sorriso e la gioia d'esserci. Abbiamo aggiunto figli e questi figli sono parte compenetrata, vivissima e pulsante di noi. E sono qui. Grazie per il ritrovarvi, quasi tutti. E se San Lorenzo è di nuovo vicino .... "San Lorenzo , io lo so perché tanto di stelle per l'aria tranquilla arde e cade, perché si gran pianto nel concavo cielo sfavilla" ....so che ci siamo tutti. Perchè le distanze sono solo concetti. E "Le parole sono le stesse per tutti".
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sbrvlizz [Fulvio Giuliani] [14.07.2010 13:03] da www.spinoza.it L’AQUILA - “Aquilani manganellati a Roma. Intercettati due ortopedici che ridono al telefono”. (Fritto Misto) "Manganellate agli aquilani in piazza. Dopo il ‘miracolo’ dell'Aquila ora sono arrivate anche le stimmate", (Meotomeo) "Aquilani a Roma accolti a manganellate. Sì, ma le carote?", (Ioguido). "Sfollati abruzzesi manganellati sotto casa di Berlusconi. Il cacciatore di Aquilani", Fedgross "Polizia contro gli aquilani in corteo. Erano solo manganellate di assestamento", Misterdonnie "Gli aquilani protestano perché sentono lontane le istituzioni. Le istituzioni rispondono cercando di far sentire la loro presenza. Qualcuno le ha sentite così vicine che la prognosi è di 20 giorni", Archi il Leone. "I manifestanti: 'Ci avete lasciati soli!'. Che bugiardi, la polizia si sta occupando benissimo del problema", CavalloSenzaPudore. Kaspo - “Ieri il questore di Roma è stato frainteso, durante il corteo degli aquilani stava chiamando il capo della polizia”, che di cognome fa appunto Manganelli. Mancio1971 - “Nota del Governo: la fine della ricostruzione è vicina, non vediamo l'ora di manganellarli nel centro storico dell'Aquila”. Il Colle - su, Roberto Maroni. "'Sto andando al ministero per fare una riunione su quanto accaduto’, ha dichiarato Maroni facendosi strada tra gli aquilani con un manganello". "Manganellate agli aquilani in piazza a Roma. Aggredita la celere a testate secondo il Tg1", dice Bullo. Riker666 - "Il sindaco Cialente: 'Non ci è bastato il terremoto abbiamo preso anche le botte'. Silvio: 'Per i colpi alle mogli ci penso io'". “Par condicio del Viminale per le due manifestazioni in contemporanea di Roma: dopo aver manganellato gli aquilani, la polizia si organizza per radere al suolo le case dei disabili”, - Bullo. Ronnie15 - . "Roma: corteo di protesta degli aquilani. Accanto al corteo delle associazioni dei disabili sfilano anche i diversamente abitanti". Votafone: “Roma, gli Aquilani protestano contro il Governo. Durante la manifestazione provano ad avvicinarsi a Palazzo Chigi, dove è già in corso una manifestazione di disabili. Un Governo contro i poteri forti”. “Aquilani in corteo a Roma malmenati dai poliziotti. Tentavano di raggiungere la residenza del Presidente del Consiglio, tutti pericolosamente armati di spazzolino da denti”,(3civette)
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ciro [Pier Paolo Giuliani] [11.07.2010 10:49] Quando Fulvio tornava in ufficio ci siamo avviati nel punto di raccolta per riprendere l’autobus che ci avrebbe riportato a l’Aquila . Per un errore dell’organizzazione, il punto di raccolta è stato fissato presso il ponte Umberto vicino alla Sede Nazionale della Protezione Civile; da lì senza un ordine preciso siamo andati fuori il portone gridando “3,32 noi non ridevamo” ; inizialmente abbiamo trovato soltanto alcuni uomini della guardia di finanza e trascorsi alcuni minuti abbiamo assistito all’ennesima dimostrazione dell’efficienza dei carabinieri contro i sovversivi dello stato. Mentre dietro di me urlavano “3,32 noi non ridevamo” un “signore” in vestito chiaro e radiolina mi ride in faccia. Qualcuno perde le staffe e comincia a spingere: Solo ’’l’ esperienza di mauro Zaffiri riesce a calmare gli animi e gridando “Torneremo: questa è una promessa” siamo risaliti sugli autobus. C’è gente che ride ancora.
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Anna [Anna Maria Santilli] [08.07.2010 10:51] Fa bene sapere tutti sani/salvi. Qui, nella terra del basilico, manteniamo alta l'allerta. Il G8 di Genova ha lasciato cicatrici fonde. In tutti i sensi e da tutte le parti. E una sorta di schizofrenia in me. Brutti giorni, difficili da dimenticare: Piazza Alimonda è qui dietro... E qui, ogni giorno, sfilano gli invalidi. Fase di controllo di ogni singola invalidità. Mi si strizza il cuore ogni mattina, facciamo insieme un pezzo di corridoio. Ogni mattina vorrei fare il giro lungo per non vederli. Ogni mattina cerco, almeno, di fare un sorriso, aprire una porta, regalare un ."buongiorno". Se posso chiamo il mio Doc Jung. Psichiatra e medico legale. Gli faccio io un caffè alle dieci per spezzare il susseguirsi dei controlli. Lo so quanto sia accurato e non facile il suo lavoro. Sale e beve il caffè: e mi lascia sul tavolo, qui nella torre eburnea del mio ufficio, il resoconto dei dolori umani. Scende un po’ più ridente negli occhi azzurri azzurri. Ogni volta che trova la "gabola”, siamo felici in due. E ce ne sono, dio sa se ce ne sono. Difficili le revoche, ma non impossibili. Stamattina gli dirò che un paio d'occhi turchesi/piemontesi, oscurati in toto e autenticamente bui sarebbero felici di sapere che si cerca di separare il "vero" dal falso". Il "falso" è sempre accuratamente circondato da cortigiani, vassalli e peroratori di cause. Il "vero" sta seduto, come può e aspetta paziente per tempi anche troppo lunghi. Le carrozzelle sono parcheggiate anche in doppia fila. Per il resto non ho parole. A volte mi difetta anche l'indignazione. Resta l'amaro in bocca e il senso di straniamento. Forse difettiamo ancora di senso civile. Vorrei sapere, dove andare a cercarlo.....
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sbrvlizz [Fulvio Giuliani] [08.07.2010 02:24] Una giornata particolare. Sono le sei meno un quarto. Le donne di casa mia sono già in piedi. Per una volta prima di me. Bottigliette d’acqua, di gatorade, panini, fazzolettini. Tutte le cose loro apparentemente inutili al mattino presto, preziosissime durante il giorno. Cariche e impazienti già da qualche giorno. In piedi, subito, sveglie e tirate, senza nessuna residua traccia di sonno da smaltire. Escono che ancora, in mutande e gli occhi appicicati, sto bevendo il caffè. Loro andranno con l’autobus che parte dal “Centi Colella”. Io prendo, come tutte le mattine, l’Arpa delle sette e un quarto. Quando partono noi siamo già a Carsoli. Arrivo presto. Alle nove sono già sullo scooter, alle 9,10 in ufficio. Alle undici meno un quarto, finito di smaltire mail, telefonate e stronzate quotidiane sono sui fori imperiali, sempre con lo scooter, che sfilo insieme agli altri con le bandiere. L’imbocco di via del corso è chiuso dalla polizia. Aggiro il blocco e lascio la moto dietro la galleria Colonna, arrivo dietro il cordone degli agenti. Fa caldo. Caldo e afa come fa a luglio a Roma. Dopo un’ora e mezzo di attesa sotto il sole aprono lentamente il varco. Sfondiamo pericolosamente. Ci fermano cento metri più avanti. Stavolta è più dura. Sto sempre davanti. Si spinge un po’ ma senza convinzione. Un paio di ragazzi rimediano manganellate in testa. Uno mentre era di spalle agli agenti che non è proprio una cosa elegante. Sangue su di lui e urla degli altri. Si rischia parecchio. Si capisce che non ci lasceranno andare avanti. Tentando di mediare io ed altri cerchiamo far sfilare il corteo sulla sinistra per raggiungere ugualmente Montecitorio. Ci seguono soltanto in pochi, attirati più dall’ombra del vicolo che dalla convinzione. Nello slargo nel quale, quotidianamente, ogni categoria di lavoratori e di disoccupati è già transitata o ha in programma di arrivare nelle prossime settimane per protestare contro la manovra, troviamo la manifestazione nazionale degli invalidi e delle loro associazioni che espongono le loro ragioni. Cerco anche qui una mediazione per recuperare un po’ di spazio per noi. Chiedo ad una signora bionda e bassina che arriva dal Piemonte se ci fa un po’ di spazio per poter esporre in prima fila, almeno, i gonfaloni dei nostri comuni. Si volta verso di me e continua, indifferente, ad urlare minacce ed improperi all’indirizzo del governo. Credevo di essere stato gentile e mi aspettavo comprensione o quantomeno un sorriso se non un po’ di spazio. I poliziotti ci riconoscono e accorrono minacciosi verso quella parte della barricata. La signora biondina, per nulla intimorita, si toglie i grandi occhiali da sole mostrando due bellissimi occhi turchese totalmente spenti e rivolgendosi verso il Palazzo urla:”VENITECELO A DIRE IN FACCIA CHE SIAMO FALSI INVALIDI, E A ME DITELO GUARDANDOMI NEGLI OCCHI! MAIAAAALIIII!”. E, dopo,piano piano si scosta, a tentoni, verso il muro. Ce ne andiamo da li. L’anno scorso a manifestare a Montecitorio eravamo insieme alle guardie giurate che rivendicavano il contratto di lavoro e c'era mezza Terranera ma stavolta non c’è partita. La loro dignità e la quantità di rabbia e dolore che hanno portato in quella piazzetta non poteva essere contaminata dalla nostra. Ma a rabbia e dolore, stamattina, stiamo messi bene anche noi. Ce ne è talmente tanta che basterà anche per il pomeriggio. E così è. Ci sfilacciamo per un po’ tutti indecisi su dove andare ma, poi, ci ricompattiamo su via del corso. Rimango sempre nelle prime file con Carlo e Pierpaolo. Me la voglio vivere bene tutta. Sembrerà cretino ma mi sto divertendo. Arriviamo a piazza Venezia e giriamo a sinistra su via del Plebiscito. Sotto la casa del sultano i poliziotti ci fermano ancora. Stavolta sfondiamo travolgendo il primo sbarramento di agenti ma venti metri più avanti non se ne parla proprio. Lì si fa più difficile. Sono tanti, giovani e impauriti. Il caldo, poi, gioca la sua. Rimedio un paio di mazzate alle gambe da un carabiniere che avrà l’età di mio figlio. Gli dico di stare calmo che non è il caso, che non siamo pericolosi. Si rilassa un po' ma le nocche delle dita che tengono il manganello rimangono bianche. Alziamo le mani in alto per dimostrare che non abbiamo intenzioni cattive ma da dietro spingono forte. Le ascelle sudate di tutti rischiano di trasformarci in una arma chimica capace di abbattere l’intero schieramento. Una leggera brezza alzatasi improvvisamente ha salvato decine di vite umane. Al balcone del palazzo del sultano si affacciano diversi impiegati, uomini in camicia e cravatta e donne in abiti leggeri ed eleganti. Da dietro un ragazzo che pare posseduto urla alle signore:”CHE STETE A FFA’ ESSO ENTRO? ESSO CI STANNO SOLO ZOCCOLE E MINORENNI! E VOJATRE SICURO TENETE CCHJU’ DE DICIOTT’ANNI!”. Amo questa città e quello che si porta dentro. Dopo una mezz’oretta torniamo indietro e decidiamo di passare per via delle Botteghe Oscure. A largo Argentina invadiamo tutta la piazza. Un casino della madonna. Un tassista incredulo ci apostrofa con un:”Però, e che sarebbe! Io devo da lavorà!”. Il mio sconosciuto compagno che mi tiene sottobraccio di rimando:”E BBEAT’A TI! Pure a nojatri ci piaciarria”. “Ciai raggione pure tu”, risponde il tassista fiolosofo e sorridendo spegne il motore risalendo in auto. Conquistiamo Piazza Navona. Mi siedo sulla panchina e, dopo una mezz’ora buona arrivano le donne di casa. Siamo proprio tanti. Cinquemila dicono. Trentacinque per il TG1. Sigarette e pensieri spettinati. Mi preparo ad assorbire l’urto di nervi che proverò ascoltando i tg della sera e i commenti imbecilli che ci accompagneranno per giorni. Le letture distorte e i tentativi della politica di intestarsi questa cosa che ci sta crescendo attorno. Sono le quattro. Che figata. Me ne vado. Recupero la moto e rientro in ufficio sudato e puzzolente come un tricheco all’equatore. Sbrigo quello che devo e rientro con l’Arpa delle sette meno un quarto. Decido di guardare solo i tg di Sky. Storti anche quelli: la restituzione spalmata in dieci anni anziché in cinque presentata come una sensibilità del governo verso questo territorio. Un’altra dimostrazione di affetto. In realtà totalmente indolore per i conti dello stato. Niente legge speciale. Sul web spopoliamo. Siamo ovunque. Anche sulla stampa estera. Comincio a credere anch'io che da qui possiamo cambiare il paese. Mi torna in mente la signora bionda e i suoi inutili occhi turchese. Per loro è andata male. Nemmeno un trafiletto o una minima nota a margine. Fatica e soldi inutilmente spesi. Totalmente oscurati. Sappiamo bene come ci si sente.
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sbrvlizz [Fulvio Giuliani] [06.07.2010 15:56] Domani 7 luglio, c'è la manifestazione cittadina a Roma. Ci sono autobus a disposizione che partono alle 7,00 del mattino da tre punti diversi della città. Il "concentramento" è previsto a Piazza Venezia per le 10,00 Alle 15,45 di oggi sono stati completati 46 autobus e un casino di macchine..... per ogni altra informazione: www.anno1.org Mo' io non lo so chi si è già prenotato o lo sta facendo in queste ore visto che sarà una giornata impegnativa. Il numero di adesioni non è ininfluente per risvegliare un po' di attenzione su questa maledetta situazione. Cerchiamo, quanti più possibile, di essere presenti. Almeno quelli che a Roma già ci stanno (e non sono pochi) e che devono solo trovare un paio di ore per venire non tanto a vedere ma, soprattutto, a FARSI vedere.
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brdp [Gianluca Giusti] [29.06.2010 10:12] Grazie a tutti! A quelli che hanno viaggiato tanto per esserci, a quelli che non potevano non esserci e a quelli che anche non potendoci essere era come se ci fossero... Un abbraccio speciale a quelli che, con estrema comprensione, le racchiudono tutte e tre. brdp
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sbrvlizz [Fulvio Giuliani] [27.06.2010 22:49] valgono anche il giorno dopo... servono per il futuro. Prendetevi i miei di auguri. SOno i più nuovi, Buona vita insieme
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ciccio [Andrea Argentieri] [27.06.2010 20:30] viva gli sposi, ieri giornata meravigliosa....bellissima festa....saluti a Valerie i Janluca..... Finalmente un abbraccio vero ad Anna. neu coração è pieno di tanta tanta joya
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devon [Emiliano Giuliani] [27.06.2010 19:08] Evviva gli sposi!!!
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dicleg [Giovanni Di Clemente] [26.06.2010 22:17] ero di passaggio... ma mi par di capire (dalle parole di Anna) che mi corre di fare un grosso, grosso AUGURI... Ciao, brdp, a te ed alla tua signora un grosso abbraccio! Auguri vivissimi e ... ad maiora!
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Anna [Anna Maria Santilli] [26.06.2010 16:26] Erano bellisiimi e avvolti nel profumo della lavanda. Erano bellissimi e commossi. Sull'altare c'erano i fiori della camomilla, la paglia e , tra i capelli di Lei i mughetti: Quelli di sua madre quando andò sposa. Abbiamo palpitato sulle loro voci che si accoglievano l'un l'altra. Eravamo vicini, tutti. Le lacrime sono andate, dopo, in un abbraccio. Non importa come ci si parla. L'importante è capirsi. C'era "Stretto" e me lo sono abbracciato a lungo. Lui, il suo cuore e il "nostro" De Andrè. Ora festeggiano a Paganica.Sovraintende al pranzo Zia teresa con il suo grembiule bianco. Non si vede, ma c'è. Buona vita brdp e ziotta. Tutta la felicità del mondo. Lunga vita. E piena. E..Viva gli sposi!
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ciccio [Andrea Argentieri] [22.06.2010 19:37] Ciao Mr Sbrvlizzz grazie soprattutto del tempo, io me 'mpiccio ancora col taglia e incolla.....infatti per completezza aggiungo il verso mancante che m'ero perso: "nella pietà che sfigura il dolore" ciao tutti
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sbrvlizz [Fulvio Giuliani] [22.06.2010 00:56] credo di aver letto tra i primi e mi sono - come si dice - trattenuto dal lasciare commenti sul sito confesso che prima ho giocato con le "occorrenze"... 5 strofe. una da sette versi e le altre da otto rime baciate guidate da un unico titolo: STRETTO. ho un tavolo nello studio che è il monumento della creatività nel senso che sopra ci è poggiato di tutto. arnesi per smontare il pc o stringere il tubo del termosifone, colla per sistemare ogni cosa (anche le scarpe), carta di riso - gelosamente custodita - corde (vecchie e nuove) di chitarra, incensi, fatture da portare al commercilista, documenti chenonsidevonoassolutamenteperdere, tabacco da pipa, simil-tabacco, sigarette di almeno 4 marche diverse, un bicchiere che ricorda quello di Giallorenzo (.....), lampade bottiglie ecc. ecc. anche una scatola di pastelli colorati il gioco si fa così: si apre una pagina word si crea una tabella sulla prima riga 5 colonne sulla seconda riga si copiano e incollano le tue cinque strofe (viene un po' più lunga) si scelgono 5 colori si evidenzia ciascuna delle tue strofe il testo di ognuna si colora con uno dei colori scelti poi si prende un pastello (ad occhi rigirosamente chiusi) e si copia e incolla, in una pagina nuova, il primo verso della strofa del colore corrispondente, poi il secondo di un altro colore, poi il terzo di un altro colore ancora.... mi sono fermato a quindici versioni non si perde nenache la musicalità nel non rispettare l'ordine dei colori ognuna sta perfettamente in piedi uguale e, nello stesso tempo, diversa c'è anche la variante "shangay" e quella con le ripetizioni di colore CAHPEAU! provare per credere che bello, a volte, essere contemporanei.....
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ciccio [Andrea Argentieri] [21.06.2010 17:45] Grazie Anna, ricambio bacio e abbraccio, sei veramente cara. Ciao Francesca, è assolutamente una citazione, mentre stavo scrivendo "c'era un cartello" mi è venuto in mente tutto il resto e l'ho aggiunto......l' ho cantata e sentita cantare troppe volte quella canzone! Molto del bello nell'ombra del mondo che mi scivola intorno ho imparato a riconoscerlo grazie a De André. Ciao
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Anna [Anna Maria Santilli] [21.06.2010 13:44] Non lasciarci stare Andrea. Non lasciarci stare, visionario e immaginifico ragazzo. Posso chiederti...ancora? Ti bacio e ti abbraccio.
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Francesca [Francesca Tosi] [18.06.2010 08:41] grazie anche per la citazione di de andré. voluta o meno... ça va sans dire!
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ciccio [Andrea Argentieri] [17.06.2010 23:23] Prometto che dopo questo vi lascio stare. Il titolo di questo racconto l’ho lasciato dove l’ho trovato, alla fine. Ero voltato verso Rocca di Cambio, per completare con l’unico scenario illuminato, il ricordo che avrei avuto negli anni a venire dei ragionamenti sciolti nell’aria scura e mite di quella sera d’estate. La discesa agevolava dolcemente lo spirito contemplativo, mentre lo sguardo si acuiva abituandosi a quella semioscurità. In quel posto si passa, oramai da generazioni, per proteggersi dal feroce giudizio della saggezza, per lascia scoppiare ogni indomito tormento facendolo bruciare sotto il sole a picco e sopra il fieno secco, oppure per lasciar asciugare un amore lacrimevole su un pungente, verde e profumato tappeto di tempo eterno. Di notte si può chiedere in prestito il silenzio al sentiero che taglia e aggira le piccole gobbe di rocce di sentinella verso sud, in una platea violata solo dalla luce delle stelle e dei paesi lontani, segnato e protetto da una piccola croce di ferro. È anche un invitante scorciatoia, nelle sere goliardiche, per saltare, senza troppe cerimonie, dall’ora dell’amaro a quella del brulé, in qualsiasi stagione. La sinuosità di quelle curve all’inizio avvolge e offre riparo, ma ben presto costringe al confronto col ritorno, rompendo quelle sfumature di luce che segnano il cammino, con l’abbagliante durezza dell’illuminazione di Terranera puntata dritta negli occhi. L’impasto di fiaccole verdognole aveva qualcosa di diverso però quella sera, sembrava un bicchiere sporco in controluce e quando arrivai vicino a quello che doveva essere il cartello d’entrata, vidi l’acquazza procedere dentro il paese aggrappandosi alle pareti alle strade, ai tetti e alle luci. Avanzai seguendo l’intuizione di un qualcosa stipata sotto quel lenzuolo grigio, un qualcosa che mi ci è voluto tutta la notte per capire bene cos’era. Avevo appena cominciato a camminare nell’abitato quando sul suolo breccioso e compatto della Pagliara mi parve di vedere una serie di solchi vicini e irregolari. Abbassandomi riuscii a capire che quei graffi nella terra erano una scritta, girandomi verso Rocca di Mezzo, con un po’ di fatica lessi queste parole: …………Nel silenzio di un atto d’amore Nella confusione dello splendore In un grido dentro al rumore In un ritardo di migliaia di ore In un numero, una pietra, un colore In un libro di storie d’onore In un’immobile maschera di sudore…… Dovetti rileggere parecchie volte quei versi, finché riuscii a ricordarli chiudendoli e serrandoli in una filastrocca. Risollevandomi feci stranamente caso ai pantaloni che indossavo, il tempo me li aveva fatti ritrovare piuttosto aderenti, consunti e decisamente fuori moda, immaginai, non senza sorridere, le parole che avrebbero detto i miei amici se fossero stati lì “te sci remisso ji jeans de soreta?” (cosa mai avvenuta). Passai oltre cercando di seguire la scia della funesta bruma strisciante verso u coll’pert. Mi immersi nel freddo abbraccio e in pochi passi arrivai in Portella, dove le immancabili automobili parcheggiate, formavano la coda luccicante che di giorno in agosto si agita al ritmo del richiami materni e delle mille inevitabili e inutili cose da fare. Mentre le scorrevo diretto verso il serbatoio, per spiare dall’alto la strada segreta della coltre fumosa, notai un furgone, uno di quelli che sul cassone scoperto portano in giro le pubblicità. Non ne ero sicuro, ma a memoria non mi pare di averne mai visto uno in quel posto, allora rallentai incuriosito per cercare l’annuncio commerciale che esibiva. Ci girai intorno perché il messaggio era dalla parte del veicolo rivolta verso la parte accostata alla parete di sassi. Procedendo di profilo lungo il muro come in una rappresentazione egizia, arrivai dove potei finalmente leggere. Su uno sfondo giallo c’era una scritta nera diceva: ……..Nel cielo che lentamente si spezza Nella speranza dall’incertezza Nella inevitabile matura amarezza Tra ingenuità e purezza In un sorriso senza dolcezza Nella ricerca di una propria destrezza Tra passione e tristezza Tra talenti mai all’altezza…….. A quel punto capii che quello che stavo cercando quella sera erano parole e per trovarle avrei dovuto restare dove c’era luce, anche se questo avrebbe significato rimanere immerso nell’ atmosfera che invece avrei voluto sfuggire. Allora mi voltai e affrettai il passo verso il Morrone. Per l’ansia della curiosità e il freddo dell’umidità, le gambe cominciarono a tagliare l’aria come fossero forbici e il cuore cominciò a sbattere come un copertone bucato. Andai finché ad una certo punto per la spossatezza fui costretto a fermarmi, giusto il tempo di esclamare tra me e me “mon dieu….je suis fatigué”. Girando la testa verso destra, mentre ancora ansimavo per l’improvviso sforzo, vidi appesa davanti alla porta di una maison una di quelle tende fatta di lingue di plastica che andavano di moda alcune estati fa. Proteggevano malamente dagli insetti e per accogliere i visitatori ci si sporgeva con la voce prima ancora che con un mezzo viso. Tutte avevano disegni di dubbio gusto, quella aveva una scritta, che riuscii a decifrare solo tenendo stirate le strisce contro la porta perchè le leggere maleodoranti folate le agitavano in continuazione. Lessi quanto segue: ……..Nella stanchezza della pazienza In uno sfogo in dissolvenza Tra sacrificio e penitenza In uno stile senza eleganza In poche righe per conoscenza Tra i fantasmi dell’ignoranza In un bisogno di colta violenza In una tragedia senza importanza………. Dopo un po’ di volte che scorrevo quelle righe devo essermi distratto nel tenere schiacciati quei nastri colorati contro la porta, perché il battente di ferro su una delle ante, improvvisamente emise un rintocco secco che risuonò echeggiando negli ampi locali dell’abitazione. Quello che seguì non posso certo definirlo un dialogo, ebbi uno scambio di battute con una voce indomita, sciupata dalla sua stessa forza e dall’usura, distorta dalla sorpresa e tuonante per vendicare una bellezza mai esibita. Mortificato per la mia imperdonabile indelicatezza, azzardai una maldestra richiesta di indulgenza in un’altra lingua, mormorando un confusissimo e pietoso “je suis desolé”, piazzato lì come un biglietto anonimo stipato a forza sotto una porta chiusa. Fallito miseramente il tentativo di comunicazione fui incalzato da giudizi poco rispettosi del mio albero genealogico, nonostante l’anonimato che mi proteggeva. Allora fui costretto a riprendere piuttosto rapidamente il cammino, senza dirigermi però dove ero stato invitato ad andare. Oltrepassai le piastre e ritornai dove i suoni accompagnano indissolubilmente le immagini per raccontare gli eventi. Sentivo crepitii ad ogni passo e quel rumore rimbalzava da un muro all’altro delle case che fiancheggiavano il mio cammino. Alzai lo sguardo come per seguire ogni vibrazione che, sbattendo a destra e a sinistra, sembrava smorzarsi solo nel cielo scuro. Vidi così le luminarie della festa, tese tra un cantone e l’altro di quei vicoli, brillare come fossero accese grazie ai riflessi sul vetro delle lampadine. Non disegnavano le forme che ricordavo da sempre, ma piuttosto erano missive indicanti un percorso, non so se da seguire o da evitare. Comincia a leggere e all’improvviso quello che sentivo non era più l’eco soffuso dei fruscii dai miei movimenti, ma il riverbero di quelle parole nella mia mente. La sequenza mi pare fosse la seguente: ……Nel respiro di tutte le sere Nell’angoscia che non voglio temere Nei grani di troppe preghiere Tra le solite due primavere Nel vago sconosciuto piacere Negli ingorghi del futuro sapere Nell’etica senza potere Nell’eterno rassicurante dovere……… A quell’ultimo verso fermai il mio incedere e mi resi improvvisamente conto di essere davanti all’entrata laterale della chiesa. Avevo attraversato il cuore del mio paese senza rendermene conto, in quel momento mi sentii stranamente sazio. Ripensai a tutte le parole raccolte in giro fino a quel momento e un po’ stordito me ne tornai barcollando a casa. Entrai pronto a barattare tutte le emozioni della nottata per non affrontare quei pochi passi fino al letto. Mentre arrangiavo gli ultimi gesti prima del meritato congedo, mi voltai verso l’alta finestra che ha sempre raccolto i colori meravigliosi con cui ricordo dipinta la mia stanza. Forse per ingordigia approfittai di quello spunto panoramico e mi arrampicai fin oltre il davanzale. Accesi l’ultima sigaretta per consumare quel poco tempo rimasto prima dell’alba. Dalla prima all’ultima boccata mi risuonarono in testa strane parole che ho ricordato solo recentemente: …….In un morso domato col guanto Nelle maglie del controcanto Nell’orizzonte color amaranto Nella fretta di fronte all’incanto Nel pudore di un animo affranto Nel disgusto di ogni rimpianto In una notte tradita nel manto In un occhio socchiuso quel tanto……. Quella mattina venne da me il mio amico carissimo mentre facevo colazione. Ero seduto incastrato tra il tavolo, il muro, la credenza e mio fratello. Mi chiese con tono affettuoso e divertito: “come stai?” Io fissando la tazza di cereali con crusca e fibre, un po’ per farlo sorridere, ma soprattutto per raccontargli la mia avventura gli risposi: “STRETTO”
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dicleg [Giovanni Di Clemente] [17.06.2010 13:28] Fulvio, grazie per il sito da visionare! Non ci sono andato ancora e non so quando lo farò. Non mi piace molto andare in giro su Internet, se non ne ho la necessità; lo faccio soprattutto per lavoro. TOL è un'altra cosa!!! Quando vengo su questo sito, sono a Terranera!!! Non occorre dire altro. Il desiderio del mio paese è sempre presente in me. Non credo sia diverso per tutti i frequenatori che, amanti del nostro paese, sono lontani da esso. E' un legame continuo e forte che non si scioglie facilmente; penso che non si scioglierà mai. Se non sono lì, sarò lì e per sempre. Ciao!
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