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dicleg [Giovanni Di Clemente] [07.02.2010 13:48]
Luigi mi ha inviato una mappa (da GoogleEarth) su cui ha evidenziato il tragitto che, partendo da Stiffe, raggiunge "le quattro vie" (incrocio di sentieri - vie da cui si raggiunge Fontavignone, Terranera e Campana. E' posto, questo quadrivio, al terzo vertice di un triangolo equilatero costituito con il paese di Stiffe e la Fossa, all'incirca. All'interno dell'angolo costituito dalla via che da Stiffe raggiunge l'incrocio e poi và suila sua destra a Fontavignone, si dovrebbe vedere ad una certa distanza "la grande roccia".
Evidentemente non si tratta di quei punti di cui parla Fulvio, o sì?
Chi mi sa rispondere?
dicleg [Giovanni Di Clemente] [06.02.2010 16:11]
Carlo,
ho appena letto sul Centro (pagina "Cultura e Società") che alle 17,30 ci sarà uno spettacolo di "Animammersa" al Ridotto del Teatro Comunale!
Come mai non ce ne hai fatto cenno?
Comunque, "ad maiora"!!!
Gianni
dicleg [Giovanni Di Clemente] [04.02.2010 16:47]
Grazie, Luigi, per essere entrato in piazza!
Dopo tanto girovagare sui siti dell’Altopiano ti sei fermato un po’ con noi!
Però, in attesa che qualcuno più o meno della tua età possa e voglia entrare anch’egli in Piazza a colloquiare con te (invito i figli e/o i nipoti ad accompagnarli in questa nostra Piazza, se non passeggiano fra noi da soli) – penso ad esempio a zio Augusto Di Clemente, zio Alessio Tomassi, o altri ancora- io chiedo a te, Luigi: hai letto la risposta che Fulvio Giuliani (più o meno della mia età) fa alle mie richieste?
Io non so rispondergli, ma penso che tu possa chiarirgli tranquillamente le cose, in attesa di foto ancor più chiarificatrici!
Luigi [Luigi Marcotullio] [04.02.2010 12:25]
Carissimi della Piazza,
Io sono uno di quelli che, come ha scritto Giovanni Di Clemente, spesso se ne va in giro a visitare i SITI dell’altipiano delle Rocche.
Voglio riferirmi alla strada che collega (forse meglio dire collegava) Terranera con i paesi della sottostante vallata dell’Aterno, con le sue caratteristiche e i suoi punti specifici noti a tutti coloro che la transitavano.
Tra questi paesi c’era, e c’è, Stiffe dove io nacqui nel 1927 per cui ebbi la possibilità, o la necessità, di farla a piedi molte volte, fino a che, nel 1949, come tanti altri nostri paesani e con la ben nota valigia di cartone, fui costretto ad emigrare all’estero in cerca di lavoro.
Non occorre dirvi quanto sono avanti negli anni e quanto mi farebbe piacere di trovare, attraverso il vostro sito, qualcuno con cui dialogare e ricordare insieme l’importanza che ebbe tale strada per gli abitanti dell’altipiano delle Rocche, soprattutto.
Rivedo nitide nella mia mente le carovane di muli e di cavalli che la percorrevano tutte le settimane e, quando noi della vallata eravamo nei campi, sentivamo il suono dei campanacci appena attraversavano il MALE PASSO.
Scendevano il venerdì per andare al mercato di S. Demetrio carichi di legna, carbone e patate e poi risalivano con i barilotti pieni di vino, legati al basto degli animali, e altri prodotti della vallata.
Si usa dire che la speranza è l’ultima a morire ed io “spero” che, anche per interposta persona, possa esaudire questo mio desiderio.
Cordiali saluti.
Luigi.
sbrvlizz [Fulvio Giuliani] [01.02.2010 17:31]
Gianni, in realtà non è così facile.....

Il quadrivio suppongo si tratti de "le quattro vie" e la "grande roccia" immagino non sia la "Ayres Rock" che sta sempre tra Terranera e Campana (ma bisogna fare un giro un pò più largo) ma il "Palazzo dell'Orso".
Foto di questi posti potrebbe averle - per quanto ne so - Pierpaolo Giuliani (oppure il fratello) ma anche Attilio (Morelli n.d.r.), brdp ecc. ecc.

Però può darsi che io abbia frainteso.....

un saluto
dicleg [Giovanni Di Clemente] [31.01.2010 19:26]
Ah, sì!
Sorpresa non è più, ma il votro aiuto mi serve sempre;
possibile che nessuno di voi mi possa, voglia aiutare?

Ciao a tutti, anche all'amico che và in giro per i siti dell'altopiano!
Gianni
dicleg [Giovanni Di Clemente] [31.01.2010 19:21]
Vedo che nessuno mi aiuta,
comunque io ho dimenticato di dire che il "quadrivio e la grande roccia" sono nei pressi di Stiffe, sulla strada (sentiero) che da Stiffe porta a Terranera e a Fontavignone...
attendo aiuto...
Gianni
dicleg [Giovanni Di Clemente] [25.01.2010 18:26]
Chiedo scusa se mi inserisco di nuovo, ma un amico di Terranera, di 80 anni, mi ha detto che ha cercato di arrivare al nostro paese a piedi, dalla valle, ma è riuscito ad arrivare solo alle "quattro strade"... l'età gli ha giocato un brutto scherzo, non se lo aspettava!

Possibile che fra noi non ci sia qualcuno che ha delle foto del quadrivio? della grande roccia?
Mi piacerebbe fargli una sorpresa, anche se sorpresa (forse) non sarebbe, visto che si aggira spesso da queste parti (e sugli altri siti dell'altipiano)!

Ringrazio di cuore, fin da adesso, quanti mi potranno aiutare!
Gianni
dicleg [Giovanni Di Clemente] [25.01.2010 18:16]
Ragazzi, ciao!
Ho fatto acquistare il cd a L'Aquila da mia figlia: mi è molto piaciuto, gradevole...
non sò perché, però, dopo aver visto le riprese dello spettacoilo su youtube, mi aspettavo qualcos'altro... immagini, filmati... assieme alle canzoni, alle parole...
A quando questo?

Stamattina sono passato "in volata" per Terranera e mi è capitato di vedere quel vuoto, <<grosso vuoto>>, che stà vicino all'Edificio!!!
A quando i garage?
Se non li volete...
A quando il riempimento a livello del piazzale del monumento?

(di materiale per riempirlo, purtroppo, ce ne sarebbe fin quanto se ne vuole...).

Saluti a tutti i piazzaroli
Gianni
mafalda [Carlo Pelliccione] [15.01.2010 11:41]
certo che si!
a me ssi diritti d'autore mi stanno sulle palle!!
ne potremo discutere una giornata intera sulle ragioni e i torti, ma...io credo che se una cosa esce fuori da te, non ti appartenga più, come i figli.
tu sei solo un tramite.
credo che se qualcuno vuole poi contribuire alla raccolta fondi per il progetto alle scuole che questo CD cerca di autofinanziare, se lo copra lo stesso, anche se ce l'ha scaricato.

però non mi fate sentì da antonella che mi direbbe "ma allora tu sci compare a mmi o ajiu leò...?"...


oh!!..
domenica è sant'antonio!
volevo fa venì i musicanti ma ho capito che i sant'antonari so impegnati co 'na freca di mesi d'anticipo.
non ho trovato nessuno!!
ma manco nu zampognaro.
sarà per il prossimo anno!
cercherò di fare coi bambini una questua cantata per il paese il sabato sera, e almeno la benediziò deji animali la domenica mattina!!
oltre alle pagnottelle...
sbrvlizz [Fulvio Giuliani] [08.01.2010 11:41]
E so soddisfazio'!!!

Bravi. tutto molto misurato. Bravo anche Angelo che ha evitato la trappola dell'inchiesta.
Sempre tanta emozione.

P.S. posso copiare il cd e diffonderlo attraverso i soliti canali alternativi della distribuzione clandestina?

Rabbits (… e tre)

"Roso di dentro e arso di fuori dagli artigli fissi e inesorabili di un'idea incurabile".

Alla stazione ferroviaria incontro Guglielmo e Emilia.

In realtà, lei, si chiama Emiliana ma dice che Emilia le sembra più…. Abruzzese.
Per forza.

Guglielmo è addirittura più vecchio di me.
E’ del 24. Del millenovecentoventiquattro.
Ha ottantasei anni.

Bisogna scriverli tutti perché ottantasei anni non sono solo un numero di due cifre tendente al limite. Sono pieni di giorni.
Uno diverso dall’altro. Inzuppati di tempo.
Alcuni interminabili ed altri passati in un respiro.

Quando sei più giovane sei portato a pensare che nella vita i giorni che contano siano solo quattro o cinque e che gli altri fanno solo volume.

Ma, a questa età, ti viene in mente che sono tutti preziosi.
Che ne rivorresti un po’ indietro. Anche quelli in apparenza fiacchi.
Sopratutto rivorresti quelli che non ricordi affatto e che, adesso, ti sembrano sprecati.
Uno sull’altro ammonticchiati a comporre settimane, mesi.
Anni, appunto.

Guglielmo è indurito da tutti quei giorni che gli sono passati dentro. Gli occhi vedono poco ma lo sguardo è ancora vivo.

“Ssa guerra non ci volea”. Mi dice.
“Già” rispondo dopo qualche secondo. E sorrido amaramente.

“Nel ’43, a diciannov’anni, con nu fucile e tanta confusiò, so jito a sparà a chi manco conosceo. Ma tanta paura come quessa deju tarramutu chi l’avea mai sintita".
"E dire che me la so’ vista proprio brutta!!!”

“Ah si?” dico io con un quintale di simulato interesse.

Siamo seduti accanto nella sala d’aspetto della stazione. Emilia si è alza e riseede continuamente.
E’più giovane di lui di diversi anni.
Vivono, anzi vivevano, a Roio Poggio.
Per loro, come per tutti, la stessa storia. Tanta paura, le tende, e poi gli aiuti e una sistemazione migliore.
Adesso aspettano che i figli rimettano insieme la casa che lui aveva costruito in una vita.

“Come no” continua.
“Appena arruolato me mannettero direttamente aju fronte”.
“Non sapeo manco che teneo fa. A sparà sapeo sparà perché jeo a caccia co la bonanima de paremo, ma lo resto… Peccarità!”

“Na’ matina tenamo ji aju comando che stea a quattro cinque chilometri da ddo’ stavamo nojatri.
A nu certu puntu ju sergente me mannette in avanscoperta.
Eravamo otto.
Era na’ freca presto, appena fatto jorno. Ci ssi vedea e non ci ssi vedea.
Ero quatrano e teneo la forza. Camineo come ‘na crapa sopra a quelle montagne. Allora teneo ji occhi bboni. Cuscì me adduno che arrete a nu muru crollato de ‘na casa che stea loco attraerso, spallata pure quela, ci steano sett’otto sordati alleati co ‘na sort’e mitragliatrice che parea nu’ canno'’”.

“Certo deve essere stata una bella responsabilità e una grande emozione” affermo con malcelata ironia.

“Come no! Freghete! Appena vedo quiji sordati me metto a corre n’abballe e comincio a strillà come na piga: ACCUCCULETEVEEEEE!!!!! ACCUCCULETEVEEEE!!!!!!”.

Fa un lungo silenzio, tira un sospiro e si gira verso di me guardandomi intensamente negli occhi rivivendo, ancora una volta, quel momento.
Falsamente fremente io aspetto la conclusione data per scontata.

“Mbè, se semo sarvati ji e unu de Santa Rufina!”.

Chiude lui amaramente.
Solo un angolo della bocca mi si solleva tradendo, incerto, una risata.
brdp [Gianluca Giusti] [07.01.2010 14:38]
Mafà,
ieri sera vi abbiamo visto!

Bella prova quatrà!

;)

P.S. Buon anno a tutti! Beati e non...
mafalda [Carlo Pelliccione] [06.01.2010 08:11]
stasera 06/01/2010 in diretta dagli studi rai, presentiamo il CD animammersa LIVE perdonanza 2009 durante la trasmissione "tempi dispari" dal titolo: "la befana vien di notte sulle case tutte rotte..", uno speciale sul terremoto dell'aquila con dirette da l'aquila e pescara rispettivamente con stefania pezzopane e angelo de nicola.
vajiò!! alzateci lo share!!:-))
sbrvlizz [Fulvio Giuliani] [01.01.2010 04:46]
Rabbit
(seconda e NON ultima parte)
Faccio il viaggio in pullman. Ne dovrò prenderne due.

Ho tempo per pensare
Come se in questi mesi non ne avessi avuto l’opportunità.

A ottobre hanno chiuso il campo e io sono stato gentilmente invitato a sistemarmi a Roccaraso.
Ho accettato senza fare storie. Non voglio creare problemi. Aria fina, giusta altitudine e un orizzonte che ricorda il mio.
Posso andare in cerca di funghi e ho salite che mi mettono ancora alla prova. Sto bene. Con me stesso e i miei pensieri. E con le montagne. Anche se sono un po’ più basse.

Ho piacevoli compagni di noia e di avventura. Gente che, come me, continua a vivere nel provvisorio e riesce a mantenere una prospettiva a lungo termine.
Ma il mio orizzonte temporale è talmente tanto breve che desta sorpresa la mia attenzione a pianificare il tempo che viene.
D'altronde devo badare solo a me stesso. Mi curo, sono sempre pulito, riposo e cammino molto. Mangio leggero. Dormo. Poco, ma tutte le notti. Nessuna rassegnazione. Quasi più nessuna illusione.

I fantasmi mi sono amici. Li rivedo con piacere. Anzi, li aspetto e me li godo quando arrivano. Ci conosciamo a fondo e ci piaciamo. Reciprocamente.

La strada è in discesa e, in una piccola valigia, ho tutto quello che mi appartiene.
L’andare è dolce. So tornando a casa. Nella mia città. In quello che ne rimane. E sorrido.

L’aquilano non ha futuro!
Nel senso del dialetto.

Non esistono, in aquilano, verbi coniugati al futuro. Il tutto è regolato da una forma temporale che è il “presente continuato” o, più frequentemente, il “presente sospeso”. In dialetto non si dice ”andrò” o “farò” oppure ”ci sarò”. Ci si fa aiutare da strani ausiliari che riflettono la volontà di impegnarsi in qualcosa e a mantenere la promessa. Si dice :”tengo ji”, oppure:”lo tengo fa”! Figurativamente il “ci sarò” diventa:”mi cci ttruvi pur a mmi”.
O cose simili.
Vale anche per il passato. Se stai aspettando qualcuno e ti chiedono se è arrivato rispondi:”No, ancora non arriva…”.

Il presente sospeso. Appunto.
Ti riconoscono perfino ad Helsinki anche senza inflessioni fonetiche.

Fa parte della storia di questa benedetta città. Dei suoi abitanti. Del loro carattere

Ognuno degli storici racconta la sua bella versione. Chi la vuole guelfa, chi imperiale, chi racconta che sempre c’era stata.

In barba a tutti - e su questo esistono solo conferme qualunque versione si preferisca – la città nasce per “sinecismo”.
Più o meno come Atene.
Certo, con meno splendore.

Si mettono insieme Amiternini e Vestini, guelfi e ghibellini, Forconensi e Piceni, popolani e borghesi e, per semplici ragioni di mercato, fondano una città. Una settantina di castelli che rivendicheranno in futuro la gloria o la colpa di essere stati i fondatori. Poi, a cose fatte, vanno, a fasi alterne, dall’imperatore e/o dal papa a chiederne licenza di esistere.
Che viene sempre, o quasi, concessa.
Costruiscono anche il monumento che suggella la teorica unità di intenti che è la fontana delle 99 cannelle. Che, in realtà, rimarrà come il simbolo della loro eterna divisione e della impossibilità, nei secoli futuri, di essere confusi con gli altri.
E poi non sono mai stati novantanove.

E’ banale ma se si fosse cercato un reale simbolo di unificazione si sarebbe scelto un santo, un emblema, un condottiero.

In questo modo ognuno mantiene la propria individualità.
Insieme si, ma: “la lana co la lana e ji stracci co ji stracci!”. E chi è la lana chi ju stracciu ancora non si è scoperto.

L’unica innegabile realtà è che NON ci fu mai un feudatario a governarla. La città, per quanto le nobili famiglie nel corso dei secoli si siano date da fare, dipenderà sempre e direttamente dall’imperatore o dal papa.

Ognuno dei castelli s’era portata la chiesa la piazza il santo eccetera eccetera. Ma tutti i castelli rimasero ben distinti gli uni dagli altri.
Solo i terremoti ne cancellarono alcuni. Insieme a qualche congiura con relativa strage.

E il nome deriva dall’acqua. Non dal rapace.

A questo penso mentre scendo a Sulmona per prendere l’altro autobus che mi porterà alla fontana luminosa.
Da lì andrò al nuovo quartiere di Sant’Antonio, piastra 7 interno 6/C.

Mio nipote mi ha trovato una casetta un po’ fuori dalle vecchie mura che ha resistito alle scosse e che ho affittato. Non l'ha voluta nessuno perchè è senza riscaldamento. Ma a me va benissimo
Avrò ancora l’orto.

Certo l'indirizzo è proprio brutto. Ma io non faccio testo.
In fondo ho fatto sempre il carpentiere.
dicleg [Giovanni Di Clemente] [31.12.2009 15:12]
Carlo,
hai usato argomenti validissimi sulla nomenclatura delle vie istituite assieme alle CASE; dici bene sulla necessità di mantenere e rinnovare la storia locale ... Questo dopo il terremoto ... Ma gli argomenti da te posti sono argomenti sempre validi, in ogni occasione ed in ogni luogo...
Vedi Terranera.
Tu dici: che c'entra Terranera?
Casa di mio nonno è sempre stata in Via della Madonna delle Grazie (Il santuario della Madonna, nel nostro dire popolare); all'improvviso me la sono ritrovata in Via della Madonna...
La casa della mia bisnonna era in "Piazza del RE" (la piazzetta, nel nostro dire abituale); me la sono ritrovata in Piazza della Repubblica ... Non che io abbia alcuna nostalgia della monarchia o che disconosca l'importanza della Repubblica, ma che necessità c'era di modificarne la denominazione?
Erano nella nostra memoria, nel nostro vivere quotidiano...
Nessuno ha avuto da ridire su queste variazioni, sull'annullamento dei nostri ricordi.
Meno male che hanno lasciato Piazza Cavalieri di Malta...

BUON ANNO A TUTTI

P.S.: tu dici al capitano di andare avanti, di continuare...
Io gli dico: Fù, è tempo di suscitare allegria che di tristezza ce n'è già troppa...
mafalda [Carlo Pelliccione] [31.12.2009 10:55]
errata corrige: l'operazione di lalle camponeschi fu successiva al terremoto del 1349, mentre quella del vescovo agnifili fu nel terremoto del 1461/62.
la correzione è doverosa e indispensabile, anche se non cambia il senso generale di quello che dicevo..
mafalda [Carlo Pelliccione] [31.12.2009 10:45]
Il paradosso di al capone

percorro in lungo e in largo la rete leggendo, ascoltando, scrivendo.
e guardo con piacere quante persone contribuiscono a tenere alta l'attenzione su quello che succede alla nostra terra, alla nostra città.
molti non li conosco personalmente, altri si, e a volte mi sorprende, piacevolmente, la loro partecipazione attiva a questa fase della ennesima fondazione dell'aquila.
scopro in tanti un 'attaccamento fino a pochi mesi fa, insospettabile.
un'evidente anima-sommersa che si è risvegliata dopo la distruzione del 6 aprile.
come è successo a me, in fondo.
questo è uno delle conseguenze più positive di quello che ci è successo.
e che potrà fare la differenza nel "come saremo" domani.

ci sono però a mio parere delle "distrazioni" su argomenti e concentrazioni di attenzioni su altri.
distrazioni e concentrazioni che in qualche modo mi sembrano indicative di un pericolo di dispersione delle energie.

non che ci siano argomenti più importanti e meno importanti.
ma alcuni aspetti dell'operazione dopo terremoto all'aquila non vengono presi assolutamente in esame, mentre molto alta è l'attenzione -che so- sul fatto che si sono congelate le tubature dell'acqua in alcune C.A.S.E.

certo, mi rendo conto che a prima vista il problema della cattiva coibentazione del servizio idrico delle C.A.S.E. possa scatenare preoccupazioni e critiche, e molti "linkano" furiosamente articoli e servizi giornalistici sull'argomento come a voler gridare "ecco! vedete come hanno lavorato? se tanto mi dà tanto!?!?..."
così per l'acqua gelata come per l'impatto ambientale a bazzano o a paganica e via discorrendo.

ma nessuno parla, linka o s'indigna perchè...
i nomi delle vie nei quartieri C.A.S.E. sono quelle dei cantanti pop italiani!!

a 18 anni barattai un disco di crosby stills nash e young per due di de andrè.
ancora oggi penso di aver fatto un'ottimo affare, con tutto il rispetto per il quartetto pop americano.
ma allora gli amici scuotevano la testa considerandomi irrecuperabile.
ancora oggi ascolto guccini con la stessa attenzione o abbandono con cui leggo le poesie di ungaretti e mi ricordo che quando mi diplomai in contrabbasso studiavo i fraseggi musicali che usava mina, cercando in quelli la chiave di interpretazione per i cantabili di giovanni bottesini il cui concerto per contrabasso e orchestra in si minore metteva alla prova la mia vena interpretativa.

ma che c'entrano i cantanti pop con le vie dei quartieri che dovranno ospitare per anni gli aquilani che abitavano in gran parte il centro dell'aquila?
"dai Cà!! co tutti i problemi veri che ci stanno, mo tu vai a rompere su ste cazzate?!
le tubature dell'acqua delle case di berluscò si gelano, ci stanno migliaia di aquilani che ancora stanno negli alberghi della costa, i soldi per le case B ancora non stanno manco sulla carta, e tu stai a pensà alle vie coi nomi dei cantanti?"
capisco. critica comprensibile.
Facciamo così:
chiamiamolo IL PARADOSSO DI AL CAPONE!!!
mafia, omicidi, estorsioni, droga, contrabbando d'alcool etc etc, e lui ?
finisce in galera per...evasione fiscale! e di poche migliaia di dollari!!

pace, pace, pace
non voglio fare un teorema su come mandare in galera Papi.
quindi tutti i tifosi di una squadra politica o dell'altra -tanto ormai l'unico livello politico è quello da curva ultras- è inutile che comincino a infervorarsi.
non sopporto i giochi circensi-televisivi della CASTA e non ho intenzione di promuoverli proprio io.

voglio piuttosto dire che spesso i percorsi più banali sono quelli che maggiormente incidono quanto più le operazioni sono grandiose.
cerco di spiegarmi.
se l'operazione è quella di cancellare una città -non dico che ci sia una progettualità pre-determinata a monte, diciamo che non c'è un seria volontà di ricostruzione per problemi di bilanci economici-
COMINCIAMO AD ANNIENTARNE LA MEMORIA!!
a sostituire la memoria storica di un luogo con una memoria nuova!
anticamente credo fosse un'operazione abbastanza comune durante le conquiste di nuovi territori.
si deportavano le popolazioni, si istituivano divinità del paese vincitore, con tanto di statue e perchè no? di nomi di vie e di piazze.

oppure pensate a quei film di fantascienza dove ricostruiscono un uomo bionico.
una delle operazioni fondamentali è proprio quella di ricondizionarne la memoria.
una bella memoria vergine o condizionata ad arte costituisce la base fondamentale dell' “homo bionicus“, la base su cui modellare l'eventuale somiglianza fisica.
capito il nesso?
mi spiego al contrario: di fronte a criticità macroscopiche, le operazioni marginali passano quasi inosservate e hanno una capacità di sedimentazione nei tessuti socio-culturali molto più profonde perchè non monitorate.
si infilano nel linguaggio di tutti i giorni, nei costumi quotidiani in maniera quasi inavvertita e indolore, ed entrano a far parte lentamente della storia di un popolo. Anzi la rifanno.
lo dico ancora in un'altro modo.
immaginiamo che....che so, francesco di 16 anni, che invece di abitare a Bazzano in via de andrè angolo via gianni morandi, abita a bazzano in via Lalle camponeschi, capitano aquilano, condottiero che nel 1462, al'indomani del terremoto che rase al suolo L'Aquila, chiuse gli aquilani dentro le mura per impedire di abbandonare la città distrutta e in questa maniera impedì la morte della città. Via lalle camponeschi angolo viale Amico Agnifili, vescovo aquilano e cardinale, umanista che impedì l'accesso alle chiese aquilane durante tutto lo sciame sismico che colpì l'Aquila prima della stessa scossa distruttiva, costruendo altari e confessionali fuori le chiese stesse e impedendo in questo modo la morte di migliaia di aquilani in quel terremoto. 80 morti ci furono in quel terremoto rinascimentale. Solo 80.
Oppure Marco di 9 anni che invece di vivere a cese di preturo in via vasco rossi, vive in via buccio di ranallo, cantore di coppito che racconta come gli aquilani vollero essere un popolo e non vassalli di signori feudatari, pagando con la vita questo sogno di libertà.
Si lo so che l’aquila nostra era piena di queste vie da cui nessuno ormai si sentiva più ispirato. È l’aquilanità di latta , vi ricordate, quella di cui parla attilio cecchini…
Io stesso Sono cresciuto sotto via buccio di ranallo e sinceramente non ho mai trovato ispirazione in quella via se non una simpatia ritmica per quel nome così buffo che ripetevo incuriosito come fosse una filastrocca mentre la salivo infreddolito quasi di corsa -che ero sempre in ritardo- per andare a scuola o a messa la domenica.
Ma i tempi sono diversi.
L’attenzione verso la nostra storia è diventata di massa, popolare.
Quando si vede che a Brico si sono venduti a luglio i libri di araldica aquilana, è un segno di una trasformazione importante.
Secondo voi ci sarà una differenza tra quel francesco che abita in via de andrè angolo via gianni morandi e Marco che abita in via buccio di ranallo e che ogni giorno guarda magari distrattamente l’indicazione della propria via con quel nome buffo e magari la lapidaria spiegazione di chi mai fosse questo buccio?

Sono convinto che ci sia. E sono convinto che De Andrè è incazzato a morte lassù dove si trova.
Le cose banali entrano nella nostra storia in punta di piedi e senza farsi notare prendono un posto “non razionale” in quella storia, diventano un riflesso incondizionato dalla nostra vita e partecipano alla costruzione del nostro futuro molto più profondamente di tante ore di indottrinamento coatto.

E così vogliamo parlare di sant’elia 2 o di assergi 2?
Quegli agglomerati anonimi sorgono in luoghi che fanno parte della storia di quelle comunità.
Sicuro.
Tanto più nelle zone rurali, ogni colletto, ogni valletta ha il suo nome, un nome magari non riportato neppure sulle mappe topografiche del catasto ma conosciuto da generazioni di contadini, boscaioli e pastori.
Bazzano è stato uno dei castelli più potenti dell’aquila. Ha una sua storia, un suo orgoglio.
Bazzano 2 o come diavolo gli hanno messo nome senza che si levasse un grido di protesta da parte di nessuno, Paganica 2, Assergi 2 sono “non luoghi”, un assurdo, violento, subdolo e infido modo per toglierci la nostra storia e con essa la voglia di riprendercela.
E sapete perché?
Perché molti di voi che leggeranno anche con attenzione queste righe, a questo punto penseranno “vabbè, a Cà, mo stai a rifà il solito esagerato. Co’ tutte le cose davvero importanti che ci stanno da fa’….”
Perciò è assurdo, violento, subdolo e infido.
Perciò l’ispettore Eliott Ness arrestò AL CAPONE….

Vi auguro un buon anno, che ognuno di voi sia un piccolo, tignoso Eliott Ness.


mafalda [Carlo Pelliccione] [27.12.2009 14:12]
TO BE COMTINUED....

continua capitano, continua
la vena è aperta e questo sarà il tuo capolavoro.
tu continua. noi archiviamo. e ti diciamo grazie per considerarci primi lettori.
sbrvlizz [Fulvio Giuliani] [25.12.2009 04:08]
Rabbits!

«... venne allora che il corpo straziato e l'anima ferita sanguinarono l'uno nell'altra.»

I denti non sono più tutti.
E quelli rimasti non sono neanche gli stessi che un tempo erano i miei mirmidoni.
Che usavo con fierezza per strappare pezzi di carne dalle ossa dell'arrosto e morderli con gusto.
Ridendo e assaporando il piacere di sentirsi forte.

Adesso sono radi. Gialli. Ma servono ancora.
Me li faccio bastare. Tento di conservarli. Mi prendo più cura dei pochi rimasti.
Non voglio forestieri in bocca. E non li vorrei neanche in casa.

Se possibile neanche fuori.
Io sono sempre stato considerato come tale.

Forestiero.

E non mi è mai piaciuto che in me cercassero solo le differenze.
E più le cercavano più diventavo uguale.

Dopo hanno smesso. Eravamo troppi. E neanche tanto diversi gli uni dagli altri.

Avevamo imparato bene a sembrare diversi. Ma diversi da noi. Da quello che eravamo prima.
Così, adesso, non voglio più nascondermi.

Sembrerò quello che sono. Starò in mezzo a quelli come me e sarò uno di loro. Mi sono detto.

E sono tornato a casa.

A casa.

Ma non sono riuscito a nascondermi per molto.

L’ospite, adesso, sono io. Forestiero no. Ma ancora ospite.

Sto al campo del “Globo”. Un dei più grandi.
Per carità, coccolato ed accudito ma ancora guardato. Sempre in maniera strana. Sempre da diverso. Sento ancora gli stessi occhi addosso.

Mi chiamo Liborio.

A maggio ho fatto ottantatre anni.
Sessantotto li ho passati a lavorare. Da notte a notte. Tutti i giorni. Tutti i mesi. Tutti gli anni. Fino a tre anni fa. Poi Lisetta è morta. Mia moglie.

Parlo tre lingue ma non ho più niente da dire. E, se lo avessi, non ci sarebbe nessuno ad ascoltarmi. E, se ci fosse, sono io che non ho più nessun interesse che qualcuno mi ascolti

Così ho smesso tutto. Anche di lavorare. Di fare qualunque cosa e sto aspettando di andarmene. Definitivamente.

Ma senza fretta.

Sono in pace e mi guardo intorno. E capisco cosa pensano quelli che, adesso, continuano a guardarmi ancora come uno che non è come loro.

E ogni cosa mi appare per quello che è.

Inutile.

Ho fatto l’orto.
Mi hanno dato i semi e li ho piantati.
Ogni tanto qualcuno mi portava via per congratularsi e spiegarmi che stavo reagendo molto bene e che ero diventato un elemento di base di nuovo aggregato sociale.
I pomodori e le zucchine mi hanno aiutato, inaspettatamente, a conquistare un ruolo in una comunità che non è mai stata tale.

In realtà in comune abbiamo avuto solo la paura. E il non avere più la casa.

Chissà perchè se un vecchio che, insieme ad altri vecchi, si occupa di mettere a dimora semi, farli diventare piantine e innaffiarle per regalare i frutti a quelli intorno, testimonia che TUTTI stanno facendo un buon lavoro.
Ma il mio combattere quotidiano con un maledetto gatto che rovinava i frutti del tempo speso a zappettare non interessava a nessuno. Anzi era criticato come atteggiamento ostile.
Però i pomodori li volevano....

Ho continuato anche ad allevare i miei conigli. Ad aprile erano sei.


..... to be continued!
mafalda [Carlo Pelliccione] [25.12.2009 01:42]
è il momento di partire.
quella pagina,
la pagina terminale di una catena vorticosa di informazioni,
quella pagina non è la fine.
è l'inizio.
l'inizio del viaggio.
buona caccia capitano.

auguri amici miei.
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